MAFIA: MORTO MICHELE GRECO, IL 'PAPA' DI COSA NOSTRA SEPOLTI 30 ANNI DI SEGRETI; DISSE A FALCONE,LEI E' COME MARADONA



MAFIA: MORTO MICHELE GRECO, IL 'PAPA' DI COSA NOSTRA
SEPOLTI 30 ANNI DI SEGRETI; DISSE A FALCONE,LEI E' COME MARADONA
(di Ruggero Farkas)

ANSA - PALERMO, 13 FEB - E' morto nella stanza di una
clinica romana dov'era ricoverato da detenuto, affetto da un
male incurabile Michele Greco, 84 anni, ''il papa'' delle
cosche, in carcere da oltre vent'anni, capo della cosiddetta
cupola di Cosa nostra e condannato ad alcuni ergastoli per
omicidi in base al cosiddetto ''teorema Buscetta'' secondo cui a
Palermo e in Sicilia non puo' accadere nulla di eclatante senza
il consenso della mafia.
E con lui se ne vanno oltre trent'anni di segreti, di
rapporti tra malaffare e politica, di gestione dell' economia
siciliana e non solo. Se si fosse pentito, avrebbe avuto tante
cose da dire. Ci provarono a farlo parlare. Anche quando nel
penitenziario di Pianosa, come denunciarono i suoi legali,
veniva fatto mettere in ginocchio e picchiato mentre
all'orecchio gli sussurravano ''Sei il papa, allora prega''. Ha
resistito fino alla fine, ormai sordo e con gravi problemi di
salute, nonostante abbia tentato con lettere dal carcere di
ottenere pieta' chiedendo l'attenzione dei media.
Ricchissimo, fratello di Salvatore detto ''il senatore'',
(quest' ultimo condannato solo a sei anni di carcere per mafia e
riemerso dalla latitanza nel gennaio '91 perche' affetto da
cardiopatia e morto da uomo libero nel '98) amico di politici e
colletti bianchi, Greco ha sempre detto di essere ''un
agricoltore, uno sperimentatore di innesti di agrumi'' gestendo
i mandarineti della tenuta ''la Favarella'' a Croceverde
Giardini. Camminava con la bibbia in tasca, teneva i Vangeli sul
suo comodino a casa o nella cella di Rebibbia, la citava
continuamente. Durante l' ultima udienza del maxiprocesso
istruito da Falcone e Borsellino nell'aula bunker
dell'Ucciardone, Michele Greco prese la parola, e rivolgendosi
alla Corte d'assise disse: ''Auguro a tutti voi la pace, perche'
la pace e' la tranquillita' dello spirito e della coscienza,
perche' per il compito che vi aspetta la serenita' e' la base
per giudicare. Non sono parole mie, ma le parole che nostro
signore disse a Mose'...''. Venne condannato all'ergastolo.
Ai giudici chiedeva: ''Mi volete dire in che cosa ho
mafiato?''. Mentre i pentiti raccontavano che tra i suoi agrumi
le vittime della mafia venivano arrostite sulla griglia e i
resti venivano poi dati ai maiali o ai cani e che lui, il
''papa'', era solo un fantoccio ai vertici di Cosa nostra messo
li' dai corleonesi perche' dopo la strage dei boss palermitani
aveva chinato il capo e dato via libera a Riina e Provenzano
nella conquista di Palermo.
A Giovanni Falcone che lo interrogava disse: ''Giudice lei e'
il Maradona del diritto, quando prende la palla lei non gliela
leva nessuno'' e faceva il finto tonto senza ammettere nulla.
Greco fu arrestato il 20 febbraio del 1986, dal colonnello dei
carabinieri (ora generale in pensione) Giuseppe De Gregorio,
dopo quattro anni di latitanza in un casolare nelle campagne di
Caccamo, a una cinquantina di km da Palermo. Passo' dall'essere
ospite d'eccezione dei salotti piu' ''in'' di Palermo, all'
essere associato a Cosa Nostra nel cosiddetto rapporto dei
''162'', della squadra mobile palermitana, poi diventato parte
integrante del primo maxiprocesso. Nel 1978 divenne capo della
commissione di Cosa Nostra, dopo l'espulsione di Tano
Badalamenti. Non si contano i processi con tante vittime in cui
tra gli imputati compariva il suo nome: strage Chinnici, delitto
del segretario palermitano Dc Michele Reina, uccisione del
presidente della Regione Piersanti Mattarella, omicidio del
segretario regionale del Pci Pio La Torre, e poi decine di
omicidi di mafiosi e di familiari di collaboratori di giustizia.
Greco ha avuto una sola parentesi di liberta' in questi
decenni: nel marzo del 1991, in attesa dell'appello del
maxiprocesso, fu scarcerato con una quarantina di altri imputati
per decorrenza dei termini di carcerazione da un provvedimento
della Cassazione. Rimase fuori meno di un mese poi un decreto
del governo ripristino' la detenzione. Suo figlio Giuseppe
(condannato a quattro anni per associazione a delinquere) ha
girato alcune pellicole cinematografiche con lo pseudonimo di
Giorgio Castellani, cercando di sfuggire agli affari criminali.
Ha diretto anche il film ''La mafia dei nuovi padrini''. (ANSA).

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