IL POPULISTA CHE NON SOPPORTA IL POPOLO

di Pietro Spataro

"La libertà di una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita di un potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso stato democratico". Questa frase fu pronunciata da Franklin Delano Roosevelt al Congresso degli Stati Uniti il 29 aprile del 1938. Ci è venuta in mente, leggendo un bel libro di Luciano Gallino appena pubblicato da Einaudi ("Con i soldi degli altri. Il capitalismo per procura contro l'economia") pensando alle cose di casa nostra. Certo, il povero Roosevelt mai avrebbe immaginato di venir usato per parlare di un uomo di nome Silvio Berlusconi che sarebbe diventato potente imprenditore e poi politico d'arrembaggio quasi sessanta anni dopo. Però il panorama di questi giorni ci fa preoccupare ancora di più dello stato della nazione.

Pensate. Un premier decide di nominare direttori di rete e di telegiornali dell'azienda televisiva pubblica in presenza di uno spaventoso conflitto di interessi che per la colpevole inerzia della sinistra è ancora lì come un macigno. Questo premier infatti è anche proprietario dell'azienda concorrente. Quindi questo premier alla fine della giostra controllerà sei reti televisive e l'informazione, ancorché non goda già adesso di buona salute. diventerà unica e monotona.

Aggiungete questo. Che questo premier per decidere tutte queste belle nomine non convoca riunioni nel palazzo del governo. Macchè, chiama a raccolta i diretti interessati a casa sua, li fa accomodare, gli offre da bere sicuramente e magari li intrattiene con qualche dolce melodia apicelliana.

Alla fine assistiamo a un uso privato delle istituzioni. E questo rafforza come è ovvio quel potere privato di cui parla Roosevelt e indebolisce la democrazia. Anche perché come sapete bene questo premier ne combina di ben altre. Ha messo il silenziatore al parlamento, ormai diventato un semplice votificio, tiene sotto tiro la magistratura, cerca di limitare pesantemente i poteri del Quirinale. Tant'è che ieri Giorgio Napolitano ha dovuto alzare la voce e far sapere che i decreti sono troppi e pieni zeppi di troppe cose. Non va, proprio non va.

Diciamo la verità: Berlusconi è un vero populista antidemocratico. Populista nel senso vero del termine. Cioè colui che diffida del popolo anche se lo usa. Come spiega il filosofo Nicolao Merker in un libro sul populismo uscito per Laterza ("Filosofie del populismo") per il populista il "popolo non è un interlocutore non ha voce in capitolo... perchè lo considera una bruta massa indistinta che con il suo esistere ostacola l'emergere di rari spiriti superiori destinati, per nascoste ragioni metafisiche, a incarnare il genio che sa reggere gli Stati". E quindi in sostanza il populista non ha nulla a che vedere con la democrazia. Per dirla come si direbbe dalle parti di Arcore: è un unto del Signore, al di sopra delle masse.

C'è un verso di una poesia di Valerio Magrelli che proprio a questo proposito dice:



legaliltà è legittima se lega il forte

se tutela il debole".



Direte: tutto ciò lo sapevamo già. Certo. Ma tutto diventa ogni giorno più preoccupante. E lo diventa, questo è il punto dolente di questa amara e triste storia, nell'immobilismo dell'opposizione. Ma sì qualcuno alza la voce, certo che si protesta, Franceschini fa quel che può. Però questa sinistra, o meglio tutto questo centrosinistra, hanno in qualche modo abdicato davanti all'impegno di mettere regole in questo mondo irregolare e disordinato. Torniamo all'inizio della storia, al conflitto di interessi. La domanda finale, ancora più allarmante e preoccupata, è: ci sarà qualcuno un giorno che, senza dubbi e ripensamenti, deciderà di approvare una bella legge seria e severa che impedisca a chicchesia di dominare l'Italia in tutte le sue parti senza avere controlli e contrappesi? Noi speriamo ancora. Ma poco poco...

Sicurezza, tornano le ronde. Battaglia alla Camera

Tornano le ronde nelle città e la "reclusione" di sei mesi nei centri di identificazione ed espulsione per i clandestini. Pdl e Lega si accordano per riproporre nel disegno di legge - da oggi in discussione in commissione alla Camera - le norme più odiose, già respinte dal Parlamento.

Accantonata solo la norma sui "medici-spia", ha annunciato il vicepresidente del gruppo Pdl, Italo Bocchino, a conclusione della riunione. Insomma, la Lega ha vinto su tutta la linea o quasi, potendo far valere anche i ricatti sulle alleanze nelle prossime elezioni amministrative.

Alla Camera sarà comunque una battaglia dall'esito non scontato. Il gruppo del Pd stamane si è riunito per mettere a punto strategie ed emendamenti. Duro il giudizio di merito: “Queste norme - ha detto il capogruppo Antonello Soro - sono contrarie alla cultura giuridica del nostro Paese e al senso di umanità, sono inefficaci sul terreno della lotta alla criminalità e spingono gli stranieri alla clandestinità anziché favorire la loro emersione”. Poi una sfida al premier: “Non ponga la fiducia sul provvedimento, così come ha promesso”. Domani, davanti a Montecitorio, ci sarà un presidio delle associazioni degli immigrati.

A destra la partita si annuncia complessa. Resta infatti da vedere su quanti parlamentari farà presa il ricatto leghista. In tanti hanno già espresso dubbi e perplessità, come dimostra la famosa "lettera dei 101". Chi non ha nessuna incertezza è ovviamente Maurizio Gasparri che annuncia minaccioso: “Questa volta andiamo fino in fondo, siamo decisi ad allungare i tempi di trattenimento nei centri per i clandestini e a coinvolgere dei volontari, ex carabinieri o appartenenti alle forze dell'ordine, per il controllo del territorio”.
28 aprile 2009

Oliviero Beha: dobbiamo aspettare Report per sapere cosa sta succedendo a Roma ?

Fonte: youblob.org

Prossimamente a Report: i mondiali di nuoto di Roma.

Edublob torna riproponendovi l’intervento di Oliviero Beha domenica sera nella consueta rubrica sportiva in chiusura del Tg3, questa volta parla di politica sportiva e anticipa anche una probabile prossima puntata di Report: i lavori per i mondiali di nuoto a Roma. Il Video:



(www.youblob.org)

C'è però questo servizio de "Le Iene" che mette a nudo ancora una volta il sistema meccanico-economico-politico-mafioso Italiano, e nessuno di questi accenna a delle scuse e/o degli impegni a risolvere la situazione, dopo aver ammesso che i soldi sono scomparsi, volatilizzati!!!!

MEDIASET - Puntata de "Le Iene" del 24 Aprile 2009
Lo spreco dei soldi pubblici nei Mondiali di Nuoto Roma 2009.
Superba inchiesta nata sulla scia degli articoli pubblicati da 'Repubblica' nei giorni precedenti.
Intervista a Malagò, Rinaldi e Papagni.



Oliviero Beha: il processo GEA

L'infelice augurio di Gabriella Carlucci ad Alessandro Gilioli

Fonte: youblob.org

Brillante intervento dell’On. Carlucci (PDL) durante il convegno sulla libertà in rete organizzato da AltroConsumo il 24 Aprile scorso..
Non contenta della ricca figura di merda ottenuta lo scorso marzo pubblicando a nome suo una proposta di legge sull’editoria digitale e il diritto d’autore che in realtà risultava essere stata compilata da tale Davide Rossi, eccola riproporsi in tutta la sua competenza (il suo curriculum: clicca qui) con un intervento magistrale: alle obiezioni di Alessandro Gilioli risponde “mi auguro che suo figlio venga intercettato dai pedofili non appena avrà accesso a facebook”.



Segnalo anche l’articolo di Alessandro Gilioli sul blog dell’Espresso, in cui racconta lo spiacevole incontro con la Carlucci:

"Lo so che bisogna ridurre i costi della politica, ma una distribuzione mirata di benzodiazepine alla Camera sarebbe molto opportuna. Io non ho capito com’è che la mandano in giro. No davvero, non è questione di destra o di sinistra, è questione di Tso.

Va beh."

Castel Volturno, via il sindaco anticamorra

di Patrizia Capua - 28 aprile 2009
Castel Volturno (Caserta).


Getta la spugna il sindaco di Castel Volturno, terra di frontiera e roccaforte della camorra più spietata.
Francesco Nuzzo, magistrato, pm in servizio alla procura di Brescia, abbandona, logorato dalla solitudine di fronte ai rischi patiti nella lotta ai clan, e dai "litigi continui" nella maggioranza di centrosinistra, costituita da Pd e due liste civiche che lo sostenevano. La coalizione si è sfaldata proprio alla vigilia dell'approvazione di tre fondamentali provvedimenti: il piano urbanistico territoriale, il piano per il commercio e il piano spiaggia. "Provvedimenti" ha detto Nuzzo, "che la città attende da decenni, e ora mi vengono a chiedere posti per figli, mogli e mariti".
Le "dimissioni sono irrevocabili" fa sapere Nuzzo, "e non penso di continuare l'attività politica". Aggiunge: "Sono profondamente amareggiato, adesso la camorra potrà stappare bottiglie di champagne. Continuerò in altre forme il mio impegno civile" dice il sindaco dimissionario che annuncia un libro-dossier: "Sarà un atto d'accusa".
Il magistrato prestato alla politica se ne va sbattendo la porta. Era stato eletto nell'aprile 2005 alla testa di una maggioranza composta da Ds, Margherita e due liste civiche. Anni difficili alla guida del Comune del litorale domiziano, territorio strategico per gli affari dei Casalesi e assediato da un'emergenza sociale: a fronte di 20 mila abitanti, vivono circa 15 mila immigrati, per lo più irregolari tra i quali è infiltrata la mafia nigeriana che controlla prostituzione e traffico di droga. La tensione è scoppiata nel settembre dell'anno scorso in una mattanza di cui rimasero vittime sei immigrati del Ghana.
"Mi hanno lasciato quasi sempre solo nei momenti difficili di questi anni". Nuzzo fa intendere che ai suoi danni c'è stata una congiura ordita con la complicità della sua stessa maggioranza. "Ho solo un rammarico. Ed è per i cittadini di Castel Volturno che mi hanno onorato della loro fiducia. Non ho mai confuso la funzione esercitata con interessi personali". Nuzzo ha ricevuto la telefonata dal governatore Bassolino e incassato la solidarietà di Claudio Fava. Fra venti giorni l'arrivo del commissario prefettizio.

(ha collaborato Raffaele Sardo)

Tratto da: Repubblica.it


Le dimmissioni del sindaco di Castel Volturno sono la sconfitta della politica e del Paese

di Claudio Fava
In una città diventata suo malgrado simbolo della ferocia dei camorristi, era compito di tutti i partiti del centrosinistra, PD in testa, garantire un'amministrazione impegnata in una difficile battaglia sulla legalità. Le dimissioni del sindaco Nuzzo sono una sconfitta per la politica e per il Paese.
il centrosinistra – PD in testa – non doveva lasciare sola quella giunta.
E' la prova che l'emergenza mafie in questo Paese si avverte e si celebra solo il giorno dei funerali: poi, si mette elegantemente da parte.
Tratto da: sinistra-democratica.it

Acqua Pubblica: dopo privatizziamo l' aria?



Fonte: www.beppegrillo.it

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha organizzato un presidio davanti alla Camera il 23 aprile per l'audizione da parte della Commissione Ambiente dei rappresentanti dei Movimenti per l'Acqua sulla proposta di legge d'iniziativa popolare per la gestione pubblica dell'acqua sottoscritta da più di 400.000 cittadini. La proposta di legge è ferma. Nel frattempo le municipalizzate si spartiscono l'acqua pubblica insieme ai Comuni. L'acqua non è una merce. La gestione deve rimanere o ritornare pubblica. I sindaci che hanno svenduto un bene dei loro cittadini, il più importante, si devono vergognare.
Sostieni il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

Parlamento e Consob blindano Mediaset

Riporto un articolo di Massimo Giannini apparso qualche giorno fa su Repubblica.


Con la crisi finanziaria in atto il legislatore si preoccupa degli «avvoltoi» stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi “campioni nazionali” rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con 3 disposizioni specifiche. La prima prevede l´innalzamento dal 10 al 20% della quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La seconda prevede l´incremento fino al 5% annuo delle partecipazioni consentite a chi già possiede tra il 30 e il 50% di una Spa. La terza introduce la possibilità per la Consob di ridurre dal 2 all´1% la soglia dell’obbligo di comunicare alla Vigilanza l´avvenuto acquisto di un pacchetto azionario.

Il centrodestra dei conflitti di interesse se ne frega della cultura dell’Opa e della contendibilità delle aziende, ha già rimesso pesantemente in discussione le regole che limitano le iniziative di contrasto, consentite a una società su cui pende un’offerta pubblica d’acquisto. In tempi di ferro, come dice Tremonti, ci si difende con tutti i mezzi. Ma il problema non è solo questo: dietro la nuova crociata per salvare “l’italianità” si nasconde un interesse di bottega molto più spicciolo: difendere Mediaset.

I titoli Mediaset sono crollati. In poco più di un anno sono passati da 9,3 euro a 3,5, con una perdita netta dei 2/3.
L´8 ottobre 2008, Berlusconi invitava inutilmente a comprare azioni Eni, Enel e Mediaset». «Le azioni di una società non possono mai valere meno di 20 volte gli utili prodotti». Tecnicamente non ha tutti i torti, ma politicamente la sua posizione è indifendibile. Senonché per un «uomo del fare», davanti al tracollo della Borsa usa il suo governo per difendere i suoi interessi.

Come? In gennaio scattano i primi contatti riservati tra Gianni Letta e il presidente della Consob Lamberto Cardia. Per evitare che qualche straniero compri Mediaset dai suoi uffici, ai primi di marzo arriva in Consob una richiesta di parere sui limiti all’acquisto di azioni proprie. Il 12 marzo, in un´intervista al settimanale di famiglia, Panorama, Cardia fa il primo passo: «Serve una spinta in più per ritrovare la fiducia e ridare fiato alla Borsa. Il governo ha già fatto molto però nella situazione attuale si può andare oltre… Si potrebbe, per un periodo prefissato e in tempi di crisi, dare la facoltà alle società quotate di comprare azioni proprie non più fino al 10 ma fino al 20% per contrastare la volatilità e a rafforzare la presa sul capitale. Naturalmente tutte queste scelte spettano alla politica, governo e Parlamento. I miei sono solo contributi di pensiero».

In casa Berlusconi non aspettavano altro. Nel giro di una settimana Mediaset approva il bilancio 2008 ed esamina i primi 3 mesi del 2009, che riflettono la crisi, tra una caduta del 12% dei ricavi pubblicitari a gennaio e un taglio dei dividendi, per la prima volta dopo 7anni, da 0,43 a 0,38 euro per azione. Nel comunicato finale, il biscione precisa che alla prossima assemblea sarà proposta la facoltà di «acquisire fino a un massimo del 10% dell´attuale capitale sociale, in una o più volte, fino all´approvazione del bilancio 2009». Il giorno dopo (18 marzo) 2 parlamentari del Pdl, Marco Milanese ed Enzo Raisi, presentano un emendamento al decreto incentivi, che prevede l´innalzamento dal 10 al 20% della quota di azioni proprie acquistabili da una singola azienda, l´incremento dei tetti per la cosiddetta Opa totalitaria e la riduzione dal 2 all´1% della soglia al di sopra della quale scatta l´obbligo di comunicazione. Ecco la norma ad aziendam.

Il blitzkrieg è scattato. Ha solo bisogno di una cornice presentabile sul piano etico e sostenibile sul piano politico. Alla prima esigenza provvede ancora Cardia, che il 19 marzo, alla Scuola Ufficiali carabinieri di Roma dice: «E´ di ieri la notizia della presentazione di un emendamento al decreto incentivi all´esame della Camera, che accoglie alcune proposte formulate dal presidente della Consob a titolo personale per sostenere le società quotate in un momento nel quale la grave depressione delle quotazioni potrebbe facilitare manovre speculative o ostili. Chi lavora in istituzioni pubbliche deve essere orgoglioso di lavorare al servizio della collettività…».
Alla seconda esigenza provvede Berlusconi stesso. Il 31 marzo, a Radiocor, afferma che il governo punta ad aumentare il tetto per il possesso delle azioni proprie delle società quotate, e dichiara di averne «parlato col presidente della Consob, che si è detto d´accordo su questa direzione». L’ennesimo caso di conflitto di interessi è completato.

Il resto è cronaca di questi ultimi giorni, con il Parlamento che approva la norma ad aziendam nel generale silenzio. Salvatore Bragantini, ex commissario Consob, in un commento nelle pagine interne del Corriere del 3 aprile, critica il «decreto protezionista» corretto dagli emendamenti del Pdl, e si chiede: «Sarebbe interessante capire quale società potrà essere la vittima destinataria delle proposte». Ora lo sappiamo. Come temevamo, è la società del capo del governo.

Politici ravvicinati di un certo tipo - Marco Travaglio



Testo:
Buongiorno a tutti, stavo consultando i siti dei giornali, ci sono notizie che sono perfettamente coerenti l’una con l’altra, la prima è la febbre suina che naturalmente possiamo applicare a qualunque cosa vediamo in Italia, dice “non c’è pericolo di contagio”: perché siamo già contagiati, ovviamente, e non ce ne siamo accorti!
Bologna: “Cofferati condannato per comportamento antisindacale”. Sembra una barzelletta e invece è vero, come Presidente del Teatro comunale è stato ritenuto colpevole, in primo grado, di aver decurtato la paga non solo ai dipendenti che aderiscono agli scioperi di marzo ma anche ai lavoratori che si presentarono. Il giudice dà ragione ai sindacati.
La terza e ultima notizia che mi ha destato una certa attenzione è “Onna, l’irritazione degli sfollati del sisma vengono qui tutti e la ricostruzione?” Vedrete quando ci saranno pure quelli del G8 a passeggiarli sulla testa che allegria.
Ma la notizia del giorno è “Bagaglino flop: Canale 5 lo ha cancellato”. Anche qui le interpretazioni si sprecano ma insomma è evidente che il Bagaglino è stato degnamente e autorevolmente sostituito dalle più alte istituzioni e quindi ha esaurito la sua spinta propulsiva.
Oggi vorrei parlare di candidature, vorrei parlare di candidature perché il “Bagaglino” sta per trasferirsi al Parlamento europeo, come sempre non è la prima volta ma questa volta devo dire c’è un quid di più rispetto alle altre volte che appassiona particolarmente, anche perché tutti i partiti ci avevano garantito massima serietà e massima autorevolezza, infatti ho qui dei ritagli. Franceschini “A Strasburgo manderemo solo persone autorevoli, che ci resteranno per tutto il mandato”.
Berlusconi, ricorderete che un anno fa voleva abolire le preferenze anche alle elezioni europee perché poi c’era il rischio che qualche candidato, magari non voluto da lui, passasse davanti a quelli voluti da lui, che spesso sono in grado di essere eletti soltanto quando non c’è nessun altro intorno. Infatti lui disse “voglio che in Europa ci vada gente altamente qualificata e che in tutte le commissioni ci siano professionisti di ciascuna materia. Solo scegliendo noi chi va in lista saremmo sicuri di una rappresentanza capace di difendere i nostri interessi” qua si è tradito, ovviamente per lui il Parlamento europeo serve a difendere i suoi interessi ma “gente capace, gente autorevole, altamente qualificata, professionisti di ciascuna materia”. 29 ottobre 2008.
Un mese prima il Papa aveva detto che ci voleva una nuova generazione di politici “con maggiore rigore morale e competenze” e allora Berlusconi disse “ma basta che ci indichi le persone da mettere in lista e noi siamo pronti a metterli tutti in lista e a valorizzarli nell’azione di governo” e infatti è stato subito di parola, sapete che sono in corso i provini e anche degli stage per preparare questi nuovi candidati giovani e soprattutto giovani candidate donne. I giornali fanno alcuni nomi di candidate che hanno grande rigore morale, grande competenza e soprattutto, lo ripeto perché è fondamentale, “gente altamente qualificata che vada in tutte le commissioni come professionisti di ciascuna materia, rappresentanza capace di difendere i nostri interessi”.
Vediamo alcune selezioni, le punte di diamante di cui parlano i giornali, sono le gemelle De Vivo reduci da L’isola dei famosi già ricevute a Palazzo Grazioli o Palazzo Chigi, non ricordo più tanto i due palazzi sono la stessa cosa, Barbara Matera, già letteronza a Mai dire domenica e comparsa nella serie Carabinieri. Letteronza proprio alla lettera vuole dire “letterina stronza”, era una invenzione della Gialappas, non pensavano quelli della Gialappas di essere diventati i selezionatori delle candidature europee, Barbara segnatevela perché questa va sicuramente a presiedere una qualche commissione che decide del nostro futuro, stiamo dicendo sempre “gente altamente qualificata, professionisti della materia” anzi in questo caso della Matera!
Angela Sozio, capelli rossi folti ricci, queste sono le uniche note caratteristiche di cui parlano i giornali, oltre al fatto che la ragazza nel curriculum può vantare alcune giornate trascorse a Il grande fratello e alcune ore trascorse nella villa Certosa sulle ginocchia o nei paraggi del Presidente del Consiglio. Quindi quando chiedono curriculum lei è una “altamente qualificata professionista” di quali materie, dice “permanenza a Il grande fratello per alcuni giorni e dalle parti delle ginocchia del Premier per alcune ore”.
Camilla Ferranti, reduce da Incantesimo ma anche, questo è importante perché c’è un suo perché, sorella di un Consigliere comunale di Forza Italia a Terni, quindi c’è una competenza specifica familiare, ereditaria potremmo dire, contagiosa da parte del fratello che è un grosso politico a Terni.
Eleonora Gaggioli che ha partecipato alle serie televisive Don Matteo e Elisa di Rivombrosa e quindi anche lei ovviamente ha diritto a un posto, sono proprio candidate di diritto al Parlamento europeo.
Mi pare che la regola sia chiara, non essendo riuscito a piazzarle tutte a RAI Fiction perché gli hanno mandato via Saccà sul più bello ma adesso forse ritorna, non essendo riusciti a piazzarle tutte al Ministero delle pari opportunità perché insomma più di una non si poteva, allora le manda al Parlamento europeo. Però ripeto “tutta gente altamente qualificata, professionisti della materia in ogni commissione”, quindi sbizzarritevi a immaginare in quali commissioni potrebbero infilare queste “professioniste della materia”.

Le candidature del PD

Prima di passare invece alle candidature impresentabili perché questo era avanspettacolo berlusconiano, vorrei partire dal PD, il PD ha un Segretario che si chiama Franceschini che a differenza di Veltroni è, se non altro, vivo, mentre l’altro era un caso, politicamente parlando, di coma profondo. Aveva iniziato bene anche con qualche ideuzza, non che fossero idee geniali, non è un genio ma delle idee diceva delle cose sensate tipo accorpare il referendum nell’election day, è andato avanti per alcune settimane, ha guadagnato punti con questa idea perché comunque la gente è sensibile al risparmio. Bene, quando si trattava di passare all’attacco perché Berlusconi l’election day, causa Lega Nord, non lo vuole e quindi è disposto a buttare nel cesso, poi vedremo i calcoli quali saranno quelli giusti ma sicuramente alcune centinaia di milioni di Euro, Franceschini si è arreso, Berlusconi ha detto che si farà l’ election day nel giorno del ballottaggio e Franceschini ha detto “va bene, purché siano d’accordo i referendari” ma chi se ne frega dei referendari? Tieni la posizione, ne avevi detta una giusta, per una giusta che hai detto ti sei spaventato, da allora non ha capito più niente e infatti l’altro giorno ha fatto la mossa del cavallo, proprio ha sfidato Berlusconi a partecipare al 25 Aprile. Purtroppo per lui Berlusconi ha raccolto la sfida e quindi si è impossessato del 25 Aprile, se c’era almeno un giorno dell’anno in cui fino all’altro ieri Berlusconi non lo vedevamo e non lo sentivamo, se ne stava rintanato in qualcuna delle sue ville aspettando che passasse la giornate e anche la nuttata, adesso ce l’abbiamo pure il 25 aprile e qualunque stronzata dica (vedi quelle che ha detto a Onna con il fazzoletto partigiano al collo) è in grado di oscurare i discorsi di chiunque altro, se tornassero anche Peppini, Duccio Galimberti etc. comunque il discorso di Berlusconi sarebbe l’unico citato dalle televisioni e dai giornali, che poi naturalmente si sperticano in elogi per questa meravigliosa conversione all’antifascismo che lo ha colto all’alba dei 73 anni.
Quindi temo purtroppo che stiamo perdendo anche Franceschini e questa non ci voleva perché si sperava che riuscisse a durare almeno fino al giorno delle elezioni, non so che altro sarà capace a fare per fare guadagnare punti al Cavaliere che già ne guadagna per conto suo.
Vediamo le candidature del Pd che Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte, ha efficacemente descritto come “una sfilata di pensionati di lusso”, certe candidature del PD ricordano il carrello dei bolliti misti che viene servito in alcune trattorie piemontesi, soprattutto nelle Langhe e nel Monferrato.
Intanto abbiamo dei superpensionati come Luigi Berlinguer che è stato ex parlamentare, ex docente universitario, ex Ministro dell’istruzione, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura, lui è della famiglia Berlinguer e quindi è sardo di origine. Bene, lo mettono capolista nel nordest, sapete che nel nordest il centro-sinistra non è che abbia una grossa popolarità, forse dovevano cercare qualcuno del luogo o qualcuno che almeno per l’accento che ha ricordasse qualcosa di familiare agli eventuali elettori. Niente. Gli hanno mandato un sardo capolista nel nordest. Dopo avere parlato per mesi del Partito Democratico federale, del Partito Democratico del nord: un sardo capolista nel nordest. Geniale!
Cofferati invece capolista nel nordovest, Cofferati ex sindaco di Bologna che aveva giurato che non si sarebbe candidato né per rifare il sindaco di Bologna, visto che tra l’altro non ce lo volevano più e non ce lo voleva neanche lui perché purtroppo ha fatto per cinque anni un mestiere che non è il suo, che non amava in una città che non gli piaceva, non vedendo l’ora di andarsene ma aveva detto che c’era questo bambino che gli era appena nato e quindi massimo rispetto per i bambini e per i papà, senonché poi Strasburgo e Bruxelles sono un po’ più lontani da Genova dove risiedono la signora e il bambino che non Bologna. La Genova – Bologna, per quanto riguarda mal funzionanti siano le ferrovie italiane, è un po’ più rapida della Genova – Bruxelles o della Genova – Strasburgo, Resta da capire per quale motivo questo signore, ma anche per lui visto che è una persona di valore, vada a ibernarsi e a mummificarsi al Parlamento europeo.
Nordovest, anche lì polemiche etc..
Nel sud invece, qui si parla sempre di liste provvisorie, stiamo facendo come i giornali sul calcio mercato, stiamo parlando di intenzioni di, poi le liste non sono ancora complete e definitive e quindi sono ancora suscettibili di qualche miglioramento o di qualche peggioramento, visto che siamo in Italia. È sicuro al numero 1 o al numero 2 del sud, da quello che si legge, Sergio D’Antoni, Sergio D’Antoni è una vecchia lenza, prima del sindacato C.I.S.L. e poi della politica, quello che nello scandalo di Affittopoli fu beccato perché aveva un attico credo ai Parioli se non ricordo male non con una Jacuzzi, che è poco, due Iacuzzi idromassaggio per avvicinarsi all’operaio della catena di montaggio. D’Antoni è riuscito a essere di centro-destra, di centro, cioè fondò un partito insieme a Andreotti “L’Italia di centro” e quindi è una compagnia anche di un certo prestigio Andreotti, dopodiché passò al centro-sinistra dove fece il sottosegretario e adesso per entusiasmare proprio le folle del sud sarà numero 1 o numero 2 della lista. Bisogna vedere dove si sistemeranno Rita Borsellino che anche lei sorprendentemente si è candidata nel Partito Democratico che un anno fa l’aveva fatta fuori da candidata naturale alle regionali, dopo che tre anni fa aveva stravinto un sacco di voti riuscendo a arrivare addirittura al 40 per cento contro Toto Cuffaro, che è la macchina portavoti più poderosa d’Europa. Dato che aveva avuto questo buon risultato hanno pensato bene di farla fuori e di mettere al suo posto la Finocchiaro che è stata doppiata da uno che ha molti meno voti di Cuffaro e cioè Lombardo, il quale fece 60 a 30, la Finocchiaro poi fu portata immediatamente a Roma per sottrarla probabilmente agli elettori superstiti. E adesso insieme a Franceschini spiega a Di Pietro, a Vendola, a Bossi e a Berlusconi che non si devono candidare perché non ci si candida per una carica che poi non si va a occupare, è esattamente quello che ha fatto lei l’anno scorso quando si è candidata alle regionali in Sicilia, già sapendo che non avrebbe messo mai piede in Assemblea regionale siciliana ma dimenticandosi di dirlo agli elettori e tenete presente non era nemmeno la candidatura del leader che è abbastanza naturale in una elezione dove si va alla conta. Era la candidata di una sottoleader, perdente per giunta.
Ci sono poi altri pensionati di lusso come Paolo Costa, ex sindaco di Venezia, Patrizia Toia che è una persona anche gradevole, piuttosto usata dal punto di vista politico, anche lei viene dal mercatino dell’usato, viene anche da una vicenda piuttosto spiacevole: fu beccata, insieme a altri assessori regionali, nel 95 a spartirsi le A.S.L. della Lombardia, finirono tutti sotto processo e poi si salvarono tutti perché fu abolito il reato, il reato di abuso d’ufficio e non patrimoniale. Adesso la mandano in Europa e insieme a altri superpensionati di lusso, come Leonardo Domenici, il sindaco uscente di Firenze, quello che tre mesi fa si era ritirato dalla politica e si era andato a incatenare alla sede di Repubblica perché Repubblica aveva usato scrivere un pezzo sui suoi rapporti, i suoi incontri con Ligresti etc. e aveva detto “basta sono disgustato lascio la politica” ci ha ripensato. Parte anche lui con il primo treno, con il primo aereo per l’Europa insieme a Andrea Losco, che già parlamentare europeo viene ricandidato. Andrea Losco è uno degli ex Presidenti della Regione Campania che hanno la responsabilità politica dello scandalo della mondezza in Campania, quando fu nominato Presidente della regione e commissario ai rifiuti era nell’Udeur , stava con Mastella, poi è passato con Rutelli, segno che si può anche peggiorare le proprie frequentazioni. Ed è probabile che lo riportino al Parlamento europeo, poi sai con quel nome “Losco”, è proprio il posto giusto!
C’è anche un ex assessore regionale della Campania, Montemarano, che da quello che scrivono i giornali è stato appena indagato per corruzione, era finito nelle liste e vedremo se l’hanno tolto o se ce l’hanno lasciato.

Le candidature di Di Pietro

Di Pietro. Di Pietro ha fatto delle liste che hanno dei candidati piuttosto interessanti, alcuni dei quali decisamente di rottura come Demagistris, come Vulpio, come il sindacalista ex C.G.I.L. Zipponi, come Sonia Alfano, come Gianni Vattimo, come Tranfaglia e ne ho dimenticati sicuramente tantissimi, ci sono anche intellettuali importanti che si sono avvicinati a quel movimento. Personalmente penso che potesse evitarsi la candidatura di Maruska Piredda che è una bravissima ragazza che fa la hostess all’Alitalia , capisco l’intenzione di portare avanti la battaglia contro la truffa dell’Alitalia però mi pare che quella sia una candidatura spot che si poteva evitare, a mio gusto personale.

Fabrizio Corona, Storace e l'UDC

Forse se tutto va bene nella Fiamma avremo Fabrizio Corona, reduce dai trionfi processuali e caraibici, avremo anche una nuova alleanza meravigliosa tra Raffaele Lombardo, uno di quelli che hanno contribuito a mandare in vacca il comune di Catania, che si alleerà con Storace, Storace è indagato, anzi imputato ormai per lo spionaggio ai danni di Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini, quindi una festosa alleanza che si spera non superi il 4 per cento ma il meglio devo dire questa volta lo dà l’UDC. L’UDC è una cosa, se verranno confermate le candidature di cui parlano i giornali ci sarà da sbudellarsi dalle risate, pensate che nell’UDC ci sono Vittorio Sgarbi, tenetevi forte ho voluto creare un po’ di suspense, Vittorio Sgarbi la battuta è già piuttosto usurata, l’ha fatta Sebastiano Messina, l’ha ricopiata la Littizzetto l’altra sera, se lo slogan del partito è “non litigate” e poi ci si mette Sgarbi fa un po’ ridere lo slogan del partito, fa un po’ ridere anche l’uso dei bambini di Casini che nei suoi manifesti esibisce la sua famiglia. Però comunque capisco l’intento, è il partito della difesa della famiglia tradizionale, della famiglia di Santa Romana Chiesa, lasciamo poi perdere se uno ne ha una o ne ha due di famiglie, come nel caso di Casini e di gran parte dei dirigenti del suo partito, ma insomma più uno ama la famiglia più ha delle famiglie, quindi è anche coerente.
Cosa interessante è che vogliono candidare Sgarbi che invece è, legittimamente, un libertino dichiarato contrario alla famiglia tant’è che ha avuto tre figli da tre signore diverse, nessuna delle quali erano sua moglie, c’è stata anche una certa difficoltà nel riconoscerli e nel pagare gli alimenti, ci sono state delle cause ma d’altra parte Sgarbi senza cause sarebbe come la bagna cauda senza l’aglio e quindi lui ci sguazza proprio in queste cause.
Che cosa c’entri con la difesa della famiglia tradizionale Sgarbi, che è solito accompagnarsi non so chiunque vada su Internet lo trova in compagnia di tutto il meglio della squadra di Schicchi per esempio, la scuderia delle pornostar, beato lui eh intendiamoci, ma cosa c’entri con l’Udc tutto questo, che cosa c’entri con la vicinanza al Vaticano, al Cardinal Ruini, chissà che Cardinal Ruini non riscopra una giovinezza ulteriore nella frequentazione con Sgarbi!
Ma si parla, anzi è sicuro che sarà presente come capolista al sud l’ottimo avvocato Taormina, no Taormina non è sicuro scusate, Taormina è una voce che corre che non si sa se abbia messo in giro lui o cosa e anche Taormina non c’è nessuna controindicazione, lui tra l’altro a differenza di Sgarbi pare che invece dal punto di vista della famiglia tradizionale abbia le carte in regola. C’è un piccolo problema, che fu cacciato dal governo Berlusconi 2001 dalla sua stessa maggioranza proprio perché lo chiese l’Udc e quindi è un po’ strano un partito che caccia uno dal governo e poi se lo prende e se lo porta alle europee. Ma può darsi che la sua candidatura sia soltanto una voce.
Invece la candidatura certa è quella di Ciriaco De Mita, questo giovane virgulto che si sta affacciando da pochi mesi alla politica, ha 81 anni, sta in Parlamento, lo trovo veramente encomiabile lo spirito di sacrificio con cui quest’uomo alla sua età ancora si mette al servizio della collettività, lui è consecutivamente in Parlamento da 45 anni, ne ha 81 e minaccia che “il mio ultimo comizio lo farò in punto di morte”. Quindi auguriamogli lunga vita, adesso andrà al Parlamento europeo perché i migliori vanno esibiti all’estero, naturalmente.
C’è anche nell’Udc Magdi Allam che è quell’ex giornalista di Repubblica e del Corriere che a un certo punto ha scoperto la vocazione del crociato proprio e che si sta proponendo come leader di un partito tutto suo. Fino a qualche mese fa voleva addirittura presentarsi da solo alle europee, poi gli hanno spiegato che forse non solo non prendeva voti ma forse non riusciva nemmeno a raccogliere le firme per presentare la lista, allora si è imbarcato nell’Udc ma proprio in veste di crociato, è quello che scriveva sempre lo stesso articolo sulle moschee dove si predica l’odio e la ribellione, il terrorismo, chiedeva l’espulsione di questo e di quell’altro imam.
Devo dire che da quando l’allarme terrorismo si è un po’ placato non è che si sentisse granché la mancanza di questo Magdi Allam, però si è pure convertito nel giorno di Pasqua a favore di Telecamere l’anno scorso, quindi un posto bisognava trovarglielo e credo che il più contento sia stato Paolo Mieli che se l’è levato dai piedi de Il corriere della sera, visto che era costretto a pubblicare sempre lo stesso articolo sull’imam non so se di Gallarate o di Carmagnola, pericolosissimi avamposti di Al Quaida.
Infine per completare l’opera dell’Udc c’è un certo Domenico Zinzi di cui parlano i giornali, lui è un casertano, è stato condannato in primo grado a Avellino a tre anni per omicidio colposo insieme a altri amministratori ritenuti colpevoli, ritenuti responsabili delle omesse misure di sicurezza che provocarono la frana nel comune di Quindici nel 1988. 11 persone morte. Uno così è ovvio, non può che essere premiato soprattutto in tempi di catastrofi e di terremoti, del resto sapete che De Mita è protagonista della grande e meravigliosa ricostruzione in Irpinia, che ci costò insieme al resto della Campania 62 mila miliardi e che non ha portato a nessun tipo di ricostruzione, tant’è che ci sono ancora persone nelle baracche.
Ma segnalo anche la presenza nelle file dell’Udc di Saverio Romano, Saverio Romano è sotto indagine a Palermo per i suoi rapporti con Cuffaro e dunque con alcuni mafiosi, pare che il suo nome emerga di nuovo in nuove vicende di cui si parlerà molto nei prossimi mesi.
Poi c’è Ugo Bergamo, Ugo Bergamo è famoso perché è quello che ha praticamente ordinato la fucilazione in effige dei magistrati di Salerno che avevano osato occuparsi dello scandalo di Catanzaro, quindi anche lui è talmente indipendente come il Consiglio Superiore che pare sia in lista con l’Udc . E poi Pierluigi Mantini, Pierluigi Mantini è meraviglioso, è un Avvocato milanese, fino a qualche anno fa era un dipietrista sfegatato, poi progressivamente, via Margherita, è recentemente passato all’Udc . Era un nemico acerrimo dell’immunità parlamentare e adesso è diventato un sostenitore accanito dell’immunità parlamentare e quindi il suo posto è l’Udc.

Le vallette dello psiconano

Popolo delle Libertà. Bisognerà ritornarci perché ovviamente le liste del Popolo delle Libertà sono un serbatoio di impresentabili che non si può certo esaurire in pochi minuti, vi anticipo solo le chicche migliori, le punte più avanzate oltre alle professioniste di cui abbiamo parlato all’inizio.
Mastella, Mastella che fece cadere il governo Prodi e fu fregato poi da Berlusconi che gli aveva promesso venti deputati e dieci senatori sicuri, poi non ha candidato manco lui, adesso viene risarcito con un bel posto al Parlamento europeo, che insomma sono soldi, sono immunità, serve soprattutto quando si è imputati o quasi, Mastella ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini per concussione insieme al moglie a mezzo del suo partito, quindi insomma può servire un seggio al Parlamento europeo e poi non gli era mai capitato, era dal 76 che aveva sempre sotto il sedere una poltrona, adesso questo anno di astinenza lo ha consumato, chi l’ha visto di recente l’ha trovato smunto e emaciato, adesso bisognerà in qualche modo rivitalizzarlo!
Pomicino, Pomicino è un altro che in tempi di terremoto è proprio il caso di candidare, perché Pomicino oltre alle due condanne definitive aveva pure il processo per le ruberie sugli appalti della ricostruzione del dopo-terremoto, si salvò grazie alla prescrizione e quindi naturalmente uno che era imputato per avere rubato nella ricostruzione del dopo-terremoto bisogna proprio esporlo in vetrina al Parlamento europeo, come del resto era già fino a pochi anni fa.
Credo, se non ci sono novità, che sarà ricandidato anche Aldo Patricello, Aldo Patricello è sotto processo in Molise per la famosa variante di Venafro, costruita su piloni di cemento disarmato che rischiava di venire giù, che ha costretto l’Anas a spendere una barcata di soldi per rifare quei piloni o per metterli in sicurezza. Quindi è un altro, ha il fratello costruttore, infatti sono imputati tutti e due, il fratello fu pure arrestato, lui era Vicepresidente della giunta e quindi naturalmente visto che è imputato in udienza preliminare per le costruzioni fatte senza le dovute quantità di cemento, è ovvio che in tempi di post-terremoto vada anche lui premiato un’altra volta con un posto al Parlamento europeo. Tra l’altro quando fu eletto non era ancora imputato, adesso invece viene riconfermato da imputato.
Se qualcuno vuole poi un po’ di Bagaglino c’è Capezzone, pare che candidino Capezzone salvo sorprese dell’ultima ora e quindi potrà dividersi tra il Parlamento europeo e quello italiano.
La chicca finale è Sinistra e libertà, il partito di Nichy Vendola, che tra gli altri candidati, alcuni anche molto decorosi , interessanti, importanti esattamente come invece l’altro partito, quello della sinistra di Claudio Fava, di Mussi etc. questi candidano il vignettista Staino. Persona gradevolissima, amabilissima etc., senonché Staino è iscritto al Pd, Staino è iscritto al Pd, si candica con Sinistra e libertà, il Pd lo dovrà espellere perché uno candidato al Pd non può candidarsi con un partito rivale e lui si è incazzato, ha detto beh “ma insomma potevano anche capirmi”. Come potevano capirti? Devi essere iscritto almeno al partito del quale ti candidi, oppure ti candidi come indipendente, ma se sei indipendente di Sinistra e libertà non puoi essere dipendente dal Pd.
Questo è un tocco di Bagaglino finale alle nostre candidature, intanto aspettiamo che completino le formazioni e così in una delle prossime settimane daremo informazioni più definitive, ma insomma era perché veste un antipasto.
Vi segnalo in chiusura, è uscito sempre per l’autofinanziamento di questo nostro spazio che costa qualcosa e che noi riusciamo a mantenere grazie a questi Dvd, è uscito il quarto volume intitolato Io so contraddistinto dal colore verde e contiene i passaparola dell’inizio di quest’anno, quindi dall’inizio di quest’anno “Bettino nostro che sei nei cieli, Dieci piccoli indiani, Borsellino: omicidio di Stato, Io so, Intercettazioni impossibili e crimine libero, La terza repubblica di Berlusconi, La legge della Cosca, I girorondini, La macchina del complotto perpetuo e c’è una introduzione di Beppe Grillo che lascio a chi vorrà prendere questo Dvd. Ci vediamo lunedì prossimo: passate parola.

P.S. A Bari la Lista civica a 5 Stelle sta cercando gli ultimi candidati per chiudere la lista. Se siete interessati andate sul sito del Meetup Bari2.

Pacchetto sicurezza: attacco finale di Berlusconi ai blogger e filtraggio della rete



Pacchetto sicurezza per chi?

L’attacco finale alla democrazia è iniziato! Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo. Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l’obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC), è stato introdotto l‘articolo 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet“. Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l’articolo è diventato il nr. 60.

Anche se il senatore Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della “Casta” che non vuole scollarsi dal potere.

In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all’estero. Il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge?

Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l’ennesima volta, in una materia che vede un’impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d’interessi.

Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.

Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania.

Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico. Fate girare questa notizia il più possibile. E’ ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E’ in gioco davvero la democrazia!

Fiato sul Collo: Consiglio Comunale Cattolica 22/04/2009



Dal canale youtube grillipensanti di Rimini:

Ultima seduta del Consiglio Comunale di Cattolica per l'attuale amministrazione.

Secondo questi politicanti i cittadini non hanno il diritto di riprendere con telecamera una seduta pubblica di Consiglio comunale. I rappresentanti dei cittadini nell'espletamento delle loro funzioni non possono accampare la difesa della loro riservatezza in una pubblica assemblea dove qualunque cittadino è libero di partecipare.

Prima che il Consiglio comunale decidesse di autorizzare o meno le riprese audiovisive di tutta la seduta del consiglio comunale, l'avvocato-assessore ha senza mezzi termini minacciato la denuncia e, la maggioranza, ha votato contro la possibilità delle riprese.

Nell'attuale campagna elettorale il sindaco si presenta agli elettori con lo slogan "Sto con voi", chiaramente in netto contrasto con le sue effettive intenzioni. C'è da credere che il suo "Sto con voi" sia rivolto ai cittadini finché se ne stanno a casa propria, senza venire a mettere il naso nei bilanci e nella politica urbanistica.

Maggioranza, avvocato-assessore e sindaco hanno però dimenticato la Costituzione, oltre al fatto che le sedute sono comunque audio-registrate e messe a disposizione sul sito del Comune. Dunque, quel che costoro hanno difeso è tutt'al più la loro immagine e, forse, il lavoro del proprio parrucchiere.

Loro non molleranno mai, noi neppure.

Amici di Beppe Grillo di Rimini "Grilli Pensanti"



Il servizio di E' Tv Romagna del 09/08 sulle reazioni a Cattolica il giorno dopo la puntata del programma "Report" di Rai Tre, che ha raccontato del contratto speculativo sottoscritto con la BNL da un dirigente comunale, semplice ragioniere, che rischia di inguaiare la città: chiudere il contratto oggi significherebbe perdere 1,2 milioni di euro. Tenerlo aperto vorrebbe dire rischiare di perderne 4,6.

No alle scorie a Scanzano Jonico



Non sanno più dove mettere le scorie, e vogliono convincerci che il nucleare conviene....

Fonte: www.beppegrillo.it

EDF è accusata di spionaggio ai danni di gruppi anti nucleari in Europa. EDF è la società francese del nucleare. Sarkozy è il suo piazzista internazionale. La notizia è stata riportata dal sito Mediapart e dal Financial Times. Pierre Francois, ex responsabile della sicurezza di EDF, ha dichiarato di aver organizzato servizi di sorveglianza su Greenpeace in "Francia e in Europa". Secondo l'accusa, Francois avrebbe usato degli investigatori per violare il computer di Yannick Yadot, direttore di Greenpeace in Francia. Mail, dati, files copiati e trasmessi. L'operazione sarebbe stata condotta da Thierry Lhoro, in precedenza agente segreto. L'editore del sito Intelligence Online, Philippe Vasset, ha detto:"La domanda è quanto fossero a conoscenza di questo lo Stato francese e la sua Intelligence". Pierre Francois è stato sospeso dopo un'indagine interna dall'EDF che ha negato ogni addebito.
Il nucleare è anti economico e pericoloso, anche per chi lo denuncia. Il blog seguirà l'indagine. Per tutelare gli italiani. EDF è infatti la società esportatrice di nucleare in Italia con il supporto logistiico dello psiconano.
Greenpeace Italia ha fatto un blitz a Scanzano Jonico, in Basilicata, in un sito che dovrebbe ospitare scorie nucleari. Ha chiuso i pozzi di salgemma con dei tappi di cemento. Ha trasformato l'area in un campo giochi. Sono loro i nuovi partigiani. Entro un mese sarà disponibile il dvd: "No Nuke!" sul blog.
"Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare del governo e occuperebbero almeno 200 mila persone. 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare." Greenpeace

8 e mezzo: Vauro e la Santanchè.



Daniela Santanchè spara a vanvera come un' oca isterica, non ha argomentazioni valide e ciò che le rimane è essere abbastanza offensiva, come una capra.
In campagna elettorale aveva polemizzato con Berlusconi e giurato che mai e poi mai si sarebbe sottomessa a un uomo per il quale le donne devono solo stare orizzontali, l’altra sera a Otto e mezzo si è dichiarata estaticamente orgogliosa di avere un premier come quello attuale. Coerentemente, la stessa Santanché, ha praticamente sbranato in diretta il povero Vauro, offendendolo per le sue idee e il suo lavoro.
Il vignettista, essendo un signore, non ha reagito, con quella che dovrebbe essere una signora.

Maria Novella Oppo dice su L' Unità: "Ma c’è da chiedersi se chi sbraita come il più sbracato degli uomini e dice cose indecenti approfittando della decenza altrui, possa pretendere di far appello al femminismo quando conviene. Chi si comporta come Gasparri e dice le stesse cose che dice Gasparri, non è più una donna: è Gasparri travestito da donna. Uno spettacolo da paura."

Caso Berlusconi Saccà archiviato: si decide se distruggere le intercettazioni



Ma sì!!!.... cancelliamole, tanto..... ma come si fà? COME SI Fà?????????
Ma voi siete cresiuti con questi principi? Questo vi hanno insegnato?

Figli di Sultana!!!!

Che furbetto quel Brunetta

di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo
La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni





La prima immagine di Renato Brunetta
impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza.

A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.

Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse.

Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento.

Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.

La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani.

L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.

(20 novembre 2008)

I furbacchioni del ponte

AUTORE DEL L'ARTICOLO
Bernardo Aiello

Dopo il terremoto in Abruzzo infuria la polemica sulla costruzione del ponte sullo stretto di Messina.

Si tratta di una zona sismica e perciò, è meglio lasciar perdere; abbiamo bisogno di soldi per la ricostruzione dell’Abruzzo e li possiamo prendere da lì (lasciando stare quelli del Mose di Venezia e quelli dell’Expo di Milano) e infine, è inutile collegare due pseudo-città, che in effetti sono due cloache.

Orbene, in primis il ponte non passerebbe per Reggio Calabria, ma collegherebbe Messina con Villa San Giovanni, ad una distanza di circa una ventina di chilometri dal capoluogo calabrese.

Passando poi allo status delle due città, Messina e Reggio Calabria, non si vede cosa le accomuni strettamente, oggi che sono collegate via mare e sono considerate dagli esperti di trasporti, ad una distanza equivalente via terra di circa duecentocinquanta chilometri.

Insomma, Messina è molto più vicina a Catania che a Reggio Calabria. A nessuno viene in mente di accomunare le due città siciliane, così diverse fra di loro.

Quanto alla zona sismica, le vigenti leggi non consentono l’edificazione di ponti in zona sismica senza un’esaustiva progettazione che ne tenga conto. Le nostre norme sismiche sono oltremodo severe. Chi si è messo in testa che per il ponte sullo stretto di Messina se ne possa fare a meno?

Passiamo adesso ad esaminare l’affermazione che i soldi per realizzare il ponte sullo stretto di Messina, siano destinati al Meridione. A questo proposito vorrei ricordare un calembour che girava all’epoca della Cassa per il Mezzogiorno.

In quegli anni non vi era impresa importante che non avesse qualche appalto con questo ente, e ciò valeva massimamente per le grandi imprese di costruzione del Nord, al punto che si diceva sorridendo sotto i baffi, che «la Cassa per il Mezzogiorno era stata inventata dai milanesi».

Detto per inciso, anche il nostro Premier è lombardo a tutti gli effetti di legge, e non passa proprio per essere una persona sprovveduta. Insomma, la cospicua somma di pubblico denaro necessario per la realizzazione del ponte passerebbe in prima battuta in mani nordiche, quelle del main contractor.

Continuerebbe il suo cammino sempre prevalentemente in mani nordiche, facendo lavorare i produttori di acciaio del bresciano.

Passiamo adesso ad esaminare un altro aspetto e precisamente: chi saranno gli utenti dell’opera dopo la sua realizzazione? Certamente gli abitanti delle città situate sullo stretto ne usufruiranno per andare più agevolmente da una sponda all’altra.

Credo però che, le stime fatte debbano trovare altrove le ingenti somme da ricavare dai pedaggi per rimunerare l’alta somma impiegata, e precisamente nei mezzi pesanti che formano quella che, nel gergo dei camionisti, è chiamata "la linea" e che serve principalmente a portare in Sicilia i prodotti dell’industria settentrionale e nel Settentrione i prodotti agricoli dell’economia siciliana, nettamente carente di industrie manifatturiere. E spesso i mezzi pesanti non hanno il carico completo nel risalire lungo "la linea".

In definitiva il ponte sullo stretto di Messina:
- è realizzato con denaro del contribuente italiano;
- darebbe lavoro prevalentemente ad aziende del Settentrione;
- sarebbe utilizzato prevalentemente per i trasporti di merci delle aziende del Settentrione.

In tutto questo, direbbe l’onorevole Di Pietro, il Meridione, che ci azzecca?
I furbacchioni che sostengono di fare questo ponte per la Sicilia, sappiano che li abbiamo già sgamati.

La discriminazione dei terremotati

giovedì 23 aprile

AUTORE DEL L'ARTICOLO

Antonio DS
Mi lascia sempre più sconcertato il comportamento di questi politici.

Se vi trovaste per caso soli nel deserto, insieme a un gruppo tra cui alcuni imprenditori e altri lavoratori dipendenti, vi sembrerebbe giusto che i dipendenti avrebbero diritto a metà razione rispetto agli altri?

E’ chiaro che nessuno accetterebbe una cosa simile, ma il nostro governo ha applicato questo principio proprio coi terremotati!

Sul sito del Governo troviamo infatti: "E’ inoltre prevista una indennità di 800 euro mensili a tutti i titolari di rapporti di attività commerciali, produttive, agricole, artigianali e simili, che hanno dovuto sospendere l’attività per gli eventi sismici. La predetta indennità viene riconosciuta anche ai collaboratori coordinati e continuativi in possesso dei requisiti di cui all’articolo 19, comma 2, del decreto legge 185 del 2008".

Mentre successivamente: "Viene inoltre quantificato un contributo per l’autonoma sistemazione alle famiglie sfollate, fino ad un massimo di 400 euro mensili, con un contributo aggiuntivo di ulteriori 100 euro a favore dei soggetti di età superiore ai 65 anni o diversamente abili".

Lo trovate giusto?

Io comincio a provare un po’ di vergogna ad essere Italiano in queste situazioni. La vogliamo scrivere una letterina al Presidente della Repubblica affinchè cancelli questa immonda discriminazione in una situazione di emergenza come quella del terremoto?

L’uguaglianza dei cittadini italiani è diventata proprio un optional ?

Napolitano: «Più governabilità, ma non si alteri la Costituzione» "Non diffamare la Resistenza I partigiani decisivi per la libertà"

legittimo rafforzare le prerogative del Governo, ma il principio della divisione dei poteri non può essere sacrificato al principio della governabilità. È un importante discorso sui fondamenti costituzionali e sulla architettura dello Stato quello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Biennale della Democrazia a Torino.

È del tutto legittimo politicamente modificare la Costituzione per rafforzare i poteri del Governo e di chi lo presiede rispetto al Parlamento e al potere giudiziario, sostiene il capo dello Stato. «Occorre però - sottolinea - tenere conto che i poteri dell'esecutivo sono stati già rafforzati indirettamente modificando i regolamenti parlamentari, facendo maggior ricorso ai decreti legge e al voto di fiducia, riducendo il numero di gruppi parlamentari e rafforzando il vincolo governo-maggioranza. Le modifiche devono essere motivate in modo trasparente e convincente».

Non si può, quindi, continua il capo dello Stato, «sacrificare sull'altare della governabilità» la divisione dei poteri, il ruolo del Parlamento, la pluralità dei partiti e la tutela delle minoranze politiche. A questo, prosegue Napolitano, si aggiungono la rappresentatività del Parlamento e l'indipendenza della magistratura: «Tutto ciò non costituisce un bagaglio obsoleto, sacrificabile, esplicitamente o di fatto, sull'altare della governabilità, in funzione di decisioni rapide, perentorie e definitive, da parte dei poteri pubblici». Anche perchè, e qui il presidente cita il filosofo Norberto Bobbio, «la denuncia dell'ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie». La Costituzione della Repubblica, spiega Napolitano, rappresenta «insieme lo spirito, l'impalcatura e la garanzia» della democrazia italiana, nata sullo spirito dell'antifascismo e della Resistenza. Per questo motivo, aggiunge il capo dello Stato, il 25 aprile è una festa che deve trovare unito tutto il popolo italiano.

Per quanto riguarda il ruolo del Parlamento il presidente ritiene che il cosiddetto "bicameralismo perfetto" vada superato, poichè rappresenta un'anomalia. L'ipotesi di riforma costituzionale, secondo Napolitano, è «condivisa e percorribile». Un appello anche per una ponderata scelta delle candidature al Parlamento, che a volte rischia di «di risultare seriamente indebolita in assenza di valide procedure di formazione delle candidature e di meccanismi atti ad ancorare gli eletti al rapporto col territorio e con gli elettori». (M. Do.)

22 aprile 2009

Berlusconi: G-8 all'Aquila. Per Matteoli è «impossibile» di Nicoletta Cottone

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Gruppo Fiat: rosso di 411 milioni € Ricavi in calo del -25,3 per cento


Il gruppo Fiat ha chiuso il primo trimestre 2009 con una perdita netta di 411 milioni di euro superiore ai 300 milioni del consensus degli analisti. Un risultato negativo a fronte di un utile netto di 427 milioni di euro registrato nel primo trimestre 2008.

I ricavi. Il gruppo Fiat ha chiuso il primo trimestre dell'anno con 11,3 miliardi di euro di ricavi, in calo del 25,3% rispetto al primo trimestre del 2008, con volumi in calo in tutti i business.
La discesa, evidenzia la nota, è stata «particolarmente significativa nelle macchine per le costruzioni e nei veicoli industriali». Hanno soprattutto pesato le performance negative di Iveco e Componentistica. I cali del mercato sono stati invece «più contenuti per le automobili e le macchine per l`agricoltura».

L'indebitamento netto industriale del gruppo è salito, nel primo trimestre, a 6,6 miliardi di euro dai 5,9 miliardi di euro di fine 2008, con un assorbimento di cassa più che dimezzato rispetto al primo trimestre 2008 (da 1,5 miliardi di euro a 0,6 miliardi di euro).
La liquidità è aumentata a 5,1 miliardi di euro dai 3,9 miliardi di euro di fine 2008.

Per il resto del 2009 il gruppo si attende «un miglioramento delle condizioni del mercato». Il gruppo del Lingotto conferma di attendersi per la fine dell'anno un risultato della gestione ordinaria del gruppo superiore a 1 miliardo mentre la domanda globale dei suoi prodotti diminuirà del 20 per cento. Rivista al ribasso la stima dell'utile netto di gruppo che ora è atteso sopra ai 100 milioni di euro. Il 22 gennaio scorso erano state comunicate attese per un utile netto di gruppo nel 2009 "superiore a 300 milioni".

Fiat Group Automobiles ha registrato una perdita della gestione ordinaria di 30 milioni di euro a fronte dell'utile di 193 milioni di euro nel primo trimestre 2009. Perdita dovuta ai minori volumi, in particolare nei primi due mesi del trimestre, «parzialmente compensati - spiega una nota dell'azienda - da significative azioni di contenimento dei costi». La perdita della gestione ordinaria è stata per l'Iveco di 12 milioni di euro, in calo rispetto all'utile di 222 milioni di euro del primo trimestre 2008. La Cnh ha riportato un utile della gestione ordinaria di 49 milioni di euro (198 milioni di euro nel primo trimestre 2008).

In flessione anche i ricavi che si attestano a 5,6 miliardi di euro, in calo del 18% rispetto ai primi tre mesi del 2008 «in seguito alla forte contrazione del mercato automobilistico a livello mondiale», con un totale di 464.600 vetture e veicoli commerciali leggeri consegnati (-17,6% rispetto al primo trimestre 2008).
Il trend della domanda è migliorato durante il trimestre, specialmente a marzo dopo l'introduzione, in diversi paesi dell'Europa Occidentale e in Brasile, di incentivi fiscali e alla rottamazione. Con i suoi prodotti dai consumi ridotti e a basso impatto ambientale, Fga ha guadagnato quote di mercato in Germania (al 5,5% dal 3,3%), Francia (al 4,7% dal 4,0%) e in Italia (al 32,2% dal 31,1%). Fiat si conferma leader di mercato in Brasile.

Il titolo Fiat si muove da stamattina in altalena, dopo i risultati trimestrali inferiori al consensus è sceso dai massimi giornalieri ma rimane sostenuto dall'attese sulla trattativa con Chrysler.
23 aprile 2009

L'Aquila ferita - April 7, 2009. The day after the earthquake

Dedecato ai miei zii, le mie cugine e tutti i miei parenti all' Aquila, sopratutto quelli che non ce l' hanno fatta...

LE CONSEGUENZE DELLA CRISI - NAOMI KLEIN

Ministro Mariastella Gelmini: perchè l' Italia deve subire questi personaggi?

Il Ministro Mariastella GElmini sulla riforma alla scuola.
Come si fà ad affermare pubblicamente che questa riforma è per migliorare la scuola quando altro non fà che distruggerla totalmente?

Mah, fate voi......
Manlio










Fonte: repubblica.it

Nella città calabrese l'anno precedente il record di ammessi con il 93 per cento
Da Brescia a Reggio Calabria

Così la Gelmini diventò avvocato
L'esame di abilitazione all'albo nel 2001.
Il ministro dell'Istruzione: «Dovevo lavorare subito»


Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.

La notizia, stupefacente proprio per lo strascico di polemiche sulla preparazione, la permissività, la necessità di corsi di aggiornamento, il bagaglio culturale dei professori del Mezzogiorno, polemiche che hanno visto battagliare, sull'uno o sull'altro fronte, gran parte delle intelligenze italiane, è stata data nella sua rubrica su laStampa.it da Flavia Amabile. La reazione degli internauti che l'hanno intercettata è facile da immaginare. Una per tutti, quella di Peppino Calabrese: «Un po' di dignità ministro: si dimetta!!» Direte: possibile che sia tutto vero? La risposta è nello stesso blog della giornalista. Dove la Gelmini ammette. E spiega le sue ragioni.

Un passo indietro. È il 2001. Mariastella, astro nascente di Forza Italia, presidente del consiglio comunale di Desenzano ma non ancora lanciata come assessore al Territorio della provincia di Brescia, consigliere regionale lombarda, coordinatrice azzurra per la Lombardia, è una giovane e ambiziosa laureata in giurisprudenza che deve affrontare uno dei passaggi più delicati: l'esame di Stato.

Per diventare avvocati, infatti, non basta la laurea. Occorre iscriversi all'albo dei praticanti procuratori, passare due anni nello studio di un avvocato, «battere» i tribunali per accumulare esperienza, raccogliere via via su un libretto i timbri dei cancellieri che accertino l'effettiva frequenza alle udienze e infine superare appunto l'esame indetto anno per anno nelle sedi regionali delle corti d'Appello con una prova scritta (tre temi: diritto penale, civile e pratica di atti giudiziari) e una (successiva) prova orale. Un ostacolo vero. Sul quale si infrangono le speranze, mediamente, della metà dei concorrenti. La media nazionale, però, vale e non vale. Tradizionalmente ostico in larga parte delle sedi settentrionali, con picchi del 94% di respinti, l'esame è infatti facile o addirittura facilissimo in alcune sedi meridionali.

Un esempio? Catanzaro. Dove negli anni Novanta l'«esamificio» diventa via via una industria. I circa 250 posti nei cinque alberghi cittadini vengono bloccati con mesi d'anticipo, nascono bed&breakfast per accogliere i pellegrini giudiziari, riaprono in pieno inverno i villaggi sulla costa che a volte propongono un pacchetto «all-included»: camera, colazione, cena e minibus andata ritorno per la sede dell'esame.
Ma proprio alla vigilia del turno della Gelmini scoppia lo scandalo dell'esame taroccato nella sede d'Appello catanzarese. Inchiesta della magistratura: come hanno fatto 2.295 su 2.301 partecipanti, a fare esattamente lo stesso identico compito perfino, in tantissimi casi, con lo stesso errore («recisamente» al posto di «precisamente», con la «p» iniziale cancellata) come se si fosse corretto al volo chi stava dettando la soluzione? Polemiche roventi. Commissari in trincea: «I candidati — giura il presidente della «corte» forense Francesco Granata — avevano perso qualsiasi autocontrollo, erano come impazziti». «Come vuole che sia andata? — spiega anonimamente una dei concorrenti imbroglioni —. Entra un commissario e fa: "Scrivete". E comincia a dettare il tema. Bello e fatto. Piano piano. Per dar modo a tutti di non perdere il filo».

Le polemiche si trascinano per mesi e mesi al punto che il governo Berlusconi non vede alternative: occorre riformare il sistema con cui si fanno questi esami. Un paio di anni e nel 2003 verrà varata, per le sessioni successive, una nuova regola: gli esami saranno giudicati estraendo a sorte le commissioni così che i compiti pugliesi possano essere corretti in Liguria o quelli sardi in Friuli e così via. Riforma sacrosanta. Che già al primo anno rovescerà tradizioni consolidate: gli aspiranti avvocati lombardi ad esempio, valutati da commissari d'esame napoletani, vedranno la loro quota di idonei raddoppiare dal 30 al 69%.
Per contro, i messinesi esaminati a Brescia saranno falciati del 34% o i reggini ad Ancona del 37%. Quanto a Catanzaro, dopo certi record arrivati al 94% di promossi, ecco il crollo: un quinto degli ammessi precedenti.

In quei mesi di tormenti a cavallo tra il 2000 e il 2001 la Gelmini si trova dunque a scegliere, spiegherà a Flavia Amabile: «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione». Quindi? «La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto». E così, «insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria».
I risultati della sessione del 2000, del resto, erano incoraggianti. Nonostante lo scoppio dello scandalo, nel capoluogo calabrese c'era stato il primato italiano di ammessi agli orali: 93,4%. Il triplo che nella Brescia della Gelmini (31,7) o a Milano (28,1), il quadruplo che ad Ancona. Idonei finali: 87% degli iscritti iniziali. Contro il 28% di Brescia, il 23,1% di Milano, il 17% di Firenze. Totale: 806 idonei. Cinque volte e mezzo quelli di Brescia: 144. Quanti Marche, Umbria, Basilicata, Trentino, Abruzzo, Sardegna e Friuli Venezia Giulia messi insieme.

Insomma, la tentazione era forte. Spiega il ministro dell'Istruzione: «Molti ragazzi andavano lì e abbiamo deciso di farlo anche noi». Del resto, aggiunge, lei ha «una lunga consuetudine con il Sud. Una parte della mia famiglia ha parenti in Cilento». Certo, è a quasi cinquecento chilometri da Reggio. Ma sempre Mezzogiorno è. E l'esame? Com'è stato l'esame? «Assolutamente regolare». Non severissimo, diciamo, neppure in quella sessione. Quasi 57% di ammessi agli orali. Il doppio che a Roma o a Milano. Quasi il triplo che a Brescia. Dietro soltanto la solita Catanzaro, Caltanissetta, Salerno. Così facevan tutti, dice Mariastella Gelmini. Da oggi, dopo la scoperta che anche lei si è infilata tra i furbetti che cercavano l'esame facile, le sarà però un po' più difficile invocare il ripristino del merito, della severità, dell'importanza educativa di una scuola che sappia farsi rispettare. Tutte battaglie giuste. Giustissime. Ma anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?

Gian Antonio Stella
04 settembre 2008(ultima modifica: 05 settembre 2008)

"Shooting Silvio", film delle polemiche e Sky cancella le repliche in programma

Trasmesso il 13 aprile, aveva suscitato le proteste del Pdl
Racconta di un giovane che progetta di uccidere Berlusconi

ROMA - Sky cancella la replica di Shooting Silvio, il film del giovane regista abruzzese, Bernardo Carboni, che racconta di un giovane scrittore che decide di uccidere Silvio Berlusconi. Il lungometraggio era stato mandato in onda in prima visione televisiva dall'emittente satellitare di Murdoch la sera di lunedì 13 aprile in prime time, suscitando la protesta del Pdl che aveva definito il film come "un inno alla violenza".

Nel palinsesto dell'emittente satellitare erano previste altre repliche, una questo pomeriggio alle 17 e l'altra il 25 aprile. La contestata pellicola tuttavia non è in onda: al suo posto un film americano di cui Sky non fornisce il titolo nel tradizionale sottopancia. Shiacciando il tasto del telecomando 'i', infatti, compare il titolo della "vecchia" programmazione che prevedeva appunto Shooting Silvio.

Il film, uscito nel 2007, racconta la vicenda del ventottenne Giovanni, detto Kurtz (come il Brando di Apocalypse Now), ossessionato dalla figura di Silvio Berlusconi. Per lui, rappresenta l'incarnazione del Male. Da qui, il progetto di rapirlo e ucciderlo.

Andato in onda la sera di Pasquetta, il film aveva suscitato la reazione indignata di numerosi esponenti del Pdl che avevano parlato di "pessima televisione", "inno alla violenza" e "offensiva mediatica contro il presidente del Consiglio".

(20 aprile 2009)

G20, Berlusconi: "I ministri stavano al cesso; nomine Rai a casa mia!!"



Molti, compreso lui, dirano che scherzava, che le sue parole sono state ancora una volta travisate e contorte.

Ammettiamo che stesse scherzando, vi fà ridere? Non intendo deridere, ma proprio ridere, come con un comico o per una bella barzelletta per esempio.

A me no!

L'ascensore sociale si è bloccato



L' ascensione sociale non è per tutti, l' ascensore è in panne e sembra andare solo giù. Ma se vogliamo una vita migliore per i nostri figli sarebbe ora di aggiustarlo.
Un tecnico per questo ascensore però credo che non esista, solo noi possiamo farlo.

Se vogliamo una società migliore dobbiamo fare in modo che tutti si possa studiare, che chi è capace venga messo in condizioni di poter esprimere le proprie capacità.
Si chiamerebbe meritocrazia, cosa difficile da trovare in Italia, dove meno sai fare e meglio è. Le capacità non sono importanti quanto un parente o un' amico nelle alte sfere: la scorciatoia umana.

Chi sà fare è meglio che stia a casa.....

Raifiction, archiviato caso Berlusconi-Saccà Il gip decide se distruggere le intercettazioni


L'indagine per corruzione che coinvolgeva anche il Cavaliere
Avrebbe raccomandato 5 attrici al dirigente Rai in cambio di sostegno
"Conversazioni irrilevanti e nessuna certezza sull'esistenza di un 'do ut des'"

ROMA - Procedimento archiviato. E' la decisione presa dal gip Pierfrancesco De Angelis sull'indagine che vedeva indagato Silvio Berlusconi per corruzione, per aver raccomandato nel 2007, all'allora direttore di Raifiction Agostino Saccà, cinque attrici in cambio di sostegno finanziario, imprenditoriale e politico. Entrambi erano indagati per concorso in corruzione. La decisione è stata presa il 17 aprile scorso.

Il gip ha archiviato anche le posizioni di Stefania Tucci, commercialista, e Giuseppe Proietti, intermediario delle case di produzioni Hbo (americana) e Bavaria (tedesca), a loro volta indagati per corruzione, per l'acquisto di programmi e format avvenuto con pagamento estero su estero. Il gip si è riservato di decidere sulla richiesta di distruzione delle intercettazioni allegate al fascicolo processuale.

L'inchiesta riguardava la presunta promessa di sostegno finanziario ed economico alla Pegasus, una società istituita da Saccà. Le indagini erano state avviate dal pm della procura di Napoli Vincenzo Piscitelli. Gli atti erano stati successivamente trasmessi a Roma per competenza territoriale.

Il giudice ha accolto la richiesta della procura di Roma (i magistrati Angelantonio Racanelli e Sergio Colaiocco e il procuratore Giovanni Ferrara) e le argomentazioni secondo cui non si applica il lodo Alfano. Il pm, inoltre, può chiedere l'archiviazione nonostante sia stata già fissata l'udienza preliminare. Quanto al merito, Saccà "non era da considerare un incaricato di pubblico servizio". Sull'altra vicenda, nessun elemento a sostegno dell'accusa è stato acquisito.

Insomma, quando il Cavaliere, all'epoca capo dell'opposizione, al telefono segnalava all'amico Agostino (Saccà), il nome di Evelina Manna, non aveva commesso alcun reato. Nulla di penalmente rilevante anche quando, sempre al cellulare, sottolineava le qualità professionali di altre "starlette" come Elena Russo, l'ex tronista Vittoria Ferranti o Antonella Troise. "Le conversazioni appaiono irrilevanti", ha scritto la procura nella sua richiesta di archiviazione presentata alla fine di febbraio.

L'esito delle indagini della procura di Roma si fondava su un presupposto fondamentale: Saccà, pur essendo dipendente di una azienda pubblica, ovvero la Rai, non rivestiva, al telefono con Berlusconi, la qualifica di incaricato di pubblico servizio. Nella richiesta di archiviazione veniva spiegato inoltre che non vi è accordo corruttivo in quanto, in sostanza, Saccà e Berlusconi non avevano nulla da scambiare anche in virtù "di un rapporto interpersonale risalente nel tempo".

"Non vi è certezza sull'esistenza di un do ut des - scrivevano i pm - lo stretto legame tra l'onorevole Berlusconi e Saccà, che emerge con l'evidenza dall'attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio".

In una intercettazione telefonica del luglio del 2007, tra le prove acquisite dal pm di Napoli, Berlusconi parlando con Saccà diceva: "Sai che poi ti ricambierò quando sarai dall'altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore...". Saccà rideva e Berlusconi replicava: "Mi impegno a darti un grande sostegno". Ma per la procura "non si può non rilevare la estrema genericità della asserita promessa corruttiva che emerge da questa telefonata".

(20 aprile 2009)

Fonte: repubblica.it